Europa: realismo e utopia

di Vito Capano

Non si sa con certezza da dove venga il nome Europa. Secondo alcuni studiosi deriverebbe dalla parola mediorientale ereb ossia occidente con cui i fenici avrebbero indicato i paesi a ovest della Siria, in cui vivevano. Secondo altri, invece, l’origine della parola è greca; in un primo periodo il termine Europa sarebbe stato usato per indicare solo le terre a nord del mar Egeo e successivamente anche i paesi a nord del Mediterraneo.

Un significato multiculturale

Quale che sia la sua origine, il nome si collega al mito greco della figlia del re di Tiro, rapita da Zeus, sotto le sembianze di un toro bianco, che affascinò la fanciulla salita sul dorso e trasportata a Creta. Europa sposò poi il re dell’isola che ne adottò i figli facendoli suoi eredi.
Tra le molteplici interpretazioni del mito, particolare suggestione assume quella di un significato multiculturale. Europa rappresenta una donna che, spostandosi da oriente a occidente, ha saputo unire le tradizioni di piú popoli. Volendo attualizzare, potremmo dire che il mito assume particolare compiutezza in un mondo attraversato dalle grandi migrazioni di popoli che emigrano per trovare migliori condizioni di vita e di lavoro. Europa è una viaggiatrice, che non ha timore di abbandonare tutto per spostarsi da oriente a occidente, per scoprire nuovi mondi e portarvi il contributo di un’altra cultura. Il mito si adatta alle mutazioni. Europa è incontro tra popoli che si armonizzano e si intrecciano: tale era la percezione delle popolazioni della Mezza Luna Fertile (compresa tra la Mesopotamia e il Nilo). Le popolazioni autoctone dovettero accogliere benevolmente coloro che trasmigrarono (prima i fenici, poi gli ebrei e i greci) fino a fondersi con loro.
Questa è peraltro la visione di papa Francesco che definisce l’identità europea in termini relazionali e multiculturali. L’anima europea, egli dice, è «un patrimonio spirituale unico al mondo», nata dall’incontro di civiltà e popoli e chiamata a diventare modello di nuove sintesi e di dialogo. Il suo volto, infatti, non si distingue nel contrapporsi ad altri, ma nel portare impressi i tratti e la bellezza di varie culture. Un volto indefinibile senza l’altro. I «pilastri sui quali i padri fondatori hanno edificato la comunità europea sono la centralità dell’uomo, una solidarietà fattiva, l’apertura al mondo, il perseguimento della pace e dello sviluppo, l’apertura al futuro». Francesco auspica una comunità di persone e di popoli, nel cui orizzonte deve trovare spazio una riflessione etica sui diritti umani. Integrazione e solidarietà presuppongono una cultura del dialogo.

Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:

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  • Di fronte ai tre imperialismi
  • Una preda ideale
  • Urgenza di una repubblica federale