Fino alla morte in croce – 2

di Giuseppe Florio

Forse conosciamo l’ulteriore sviluppo dell’iconografia nei secoli successivi.
All’inizio le croci saranno sempre croci gemmate, con oro, argento e pietre preziose.
Nel 692, al concilio Trullano (Costantinopoli), viene richiesto che la figura umana del Cristo sia esplicitamente rappresentata e non solo con il simbolo dell’agnello, ma anche con la croce1. In Toscana e Umbria troviamo, per esempio, dei crocifissi nei quali il Cristo è rivestito di una dignitosa tunica sacerdotale e cinto attorno alla vita da una fascia preziosa. È il gran sacerdote, è il re, a volte con una corona sul capo, e la croce è il suo trono. Non c’è quasi traccia di sofferenza o umiliazione; prevale un forte simbolismo, e la spiritualizzazione del suo corpo, quasi sempre radioso.

Christus Patiens

Tutti hanno presente il crocifisso di s. Damiano, tanto caro a Francesco.
Bisogna infatti arrivare ai tempi di Francesco, e poi di Giotto, perché tramonti il Christus triumphans. Si inizierà a considerare il Christus Patiens. Chi piú di Francesco aveva riscoperto e proposto a tutta la chiesa medioevale il Deus humilis? La famosa crocifissione di Giotto nella cappella degli Scrovegni, a Padova (1303!), rappresenta già la nuova forma di pietà popolare che guarda al crocifisso per ricordare e immedesimarsi nel sofferente che, per amore, ha pagato per tutti noi.
Se dal Christus triumphans dell’impero, e poi del Medioevo, torniamo indietro a visitare le comunità dei primi due secoli, c’è di che restare stupiti.
Possiamo cominciare dagli anni piú vicini al trionfo di Costantino. Siamo ad Alessandria d’Egitto e il vescovo Atanasio, ancora ai primi del 300, cosí scrive:

I pagani ci calunniano e ci scherniscono ridendo sguaiatamente di noi, senza aver altro da rimproverarci se non la croce del Cristo (Contro i pagani, 1).

Andando ancora piú indietro nel tempo, a Roma sotto il governo di Marco Aurelio, nel 165 circa, viene martirizzato Giustino, uno dei primi pensatori cristiani. Ecco le sue parole:

Ci accusano di pazzia, poiché dichiariamo di credere subito dopo Dio a un uomo crocifisso, a un uomo punito per il suo delitto con il massimo dei supplizi e condannato al ferale legno della croce, infamante pena di morte, la piú turpe delle condanne e la piú abominevole (Prima Apologia 13, 4).

Sempre con Giustino andiamo nello stadio di Efeso, verso il 155, e assistiamo a un dialogo tra lui e il rabbino Trifone2. Ecco le parole del rabbino:

Sappiamo che le Scritture annunciano un messia sofferente, ma che dovesse essere crocifisso, morire in circostanze cosí infamanti, d’una morte maledetta dalla Legge, questo ce lo devi dimostrare, perché noi non riusciamo nemmeno a concepirlo (Dialogo con Trifone 90, 1).

Com’è forse noto, per i giudei, la croce rappresentava la piú spregevole delle condanne a morte poiché il giustiziato, responsabile di un grave delitto, veniva «appeso all’albero» ed era «maledetto da Dio» (Deuteronomio 21, 23). Era quindi aberrante e dissacrante chiedere a un giudeo di credere a un Messia «maledetto». Il rifiuto non poteva che essere totale.

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1 È da non dimenticare che in quest’epoca (in Siria, Egitto, Armenia ed Etiopia), è ben presente l’eresia monofisita: il Cristo veniva concepito come dotato della sola natura divina, essendo quella umana solo apparente, ed era quindi esclusa qualsiasi rappresentazione dell’uomo crocifisso e ancor meno sofferente e umiliato.
2 Vedi: G. Visonà (a cura di), Dialogo con Trifone, Ed. Paoline, 1988. Questo Dialogo è la piú antica apologia del cristianesimo contro il Giudaismo, un’opera di 142 capitoli. Trifone ricorda che il Giudaismo attende «un figlio dell’uomo glorioso e grande» e non certo un Messia come quello che i cristiani chiamano Cristo che «fu senza onore e senza gloria, tanto da cadere in quella che secondo la legge di Dio era la massima maledizione: di fatto fu crocifisso» (Dialogo 32, 1). Giustino afferma che per gli ebrei del suo tempo Gesú era un mago e un seduttore del popolo (Dialogo 69,7).

Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:

  • I tempi dell’umiliazione
  • Il coraggio del martirio
  • Gerusalemme: la città umiliata
  • Il servo sofferente