La passione del cercare: Antonio Balletto

di Ugo Basso

Mi attira da un panchetto in libreria una copertina di Andrea Musso, con una stilizzazione di libri aperti e chiusi, campanili, abside, facciata, trifora e rosone, financo un paio di occhiali con al centro un prete che legge, appunto – o prega, o studia – sotto una lampada quasi baldacchino… Mi trovo tra le mani un libretto dedicato alla biblioteca di don Balletto (1930-2008) che mi porto a casa e leggo subito, come purtroppo non riesco a fare quasi mai.
Ricordo volentieri, anche oltre quelle pagine, un personaggio davvero inconsueto, evangelico, anche quando non ho condiviso certe scelte, con cui mi sono ritrovato in diverse occasioni, come amico, come prete, come editore, come collaboratore del Gallo, e che ho perfino avuto la fortuna di accompagnare alcune volte alla stazione di Milano con la mia auto, allora la mitica due cavalli. Lo ritrovo bene nelle pagine del libro in cui Martina Isoleri studia la sua biblioteca – oggi ospitata in una sezione dedicata della biblioteca comunale di Albenga –: nella diocesi di Albenga Balletto è incardinato nel 1966, all’uscita dall’ordine dei vincenziani dove era stato ordinato prete nel 1954, mentre la Genova di Siri non era terreno per lui, anche se ci ha molto lavorato.
Parroco, docente di Teologia fondamentale, ma anche insegnante in corsi aperti a tutti, editore, cultore della bellezza e della musica, considerato di sinistra, ma frequentatore di salotti borghesi insieme agli ambienti della povertà reale, studioso sempre e raccoglitore di libri. Proprio l’esame delle migliaia di libri che hanno accompagnato la sua vita, delle date di acquisto di ciascuno, spesso diligentemente annotate, rivela i vari momenti dai suoi interessi, dal pensiero di Tomaso, sempre l’asse portante della sua spiritualità, ai mistici, a Maritain e Mounier, alla letteratura pre e post conciliare, alla teologia della liberazione, alla scuola di Francoforte e agli ultimi sviluppi della ricerca teologica, fino a Küng e Panikkar. Autori per lo piú in ambito religioso, non solo cristiano, ma anche laico e valgano per tutti i nomi di Piero Gobetti e di Herbert Marcuse.
Fin dagli anni sessanta, immediatamente postconciliari, don Balletto si avvicina al gruppo del Gallo, e comincia a scrivere qualche anno piú tardi. ll suo impegno con la rivista è ampiamente sottolineato nella ricerca di Martina Isoleri, anche con molte citazioni. Il gruppo del Gallo è formato da «gente che cerca» e

il suo fondatore Nando Fabro, dialogando con Elio Vittorini, aveva affermato che Cristo ci ha insegnato […] a batterci con impegno perché la libertà e la giustizia non rimangano concetti libreschi, ma siano fermenti vivi nell’uomo e nella società (p 11).

Da qui «l’affinità elettiva» con il gruppo, anche punto di incontro di altre riviste del rinnovamento cattolico di quegli anni in Italia e in Francia.
Libri Antonio Balletto non solo ne comprava, ma, divenuto negli anni ottanta direttore editoriale della storica casa editrice Marietti, ne ha tradotti e pubblicati, coinvolgendo illustri studiosi, per portare in Italia grandi pensatori stranieri, in particolare ebrei, con la collaborazione di Paolo De Benedetti, ma anche islamici e di religioni orientali. Nella sua vita da prete, nei suoi insegnamenti, nella sua attività editoriale si avverte sempre la determinazione al superamento «degli steccati fra visione laica e religiosa, con l’ambizione di far conoscere i valori della cultura laica in ambito religioso e viceversa» (p 28).
Per me il ricordo piú ricco e struggente di don Balletto restano le messe celebrate al tavolo della sede del Gallo la notte dell’ultimo dell’anno, compleanno del direttore Carlo Carozzo e vigilia del suo, il primo gennaio. Messe senza altare e senza paramenti, nello spirito delle celebrazioni domestiche all’alba della cristianità, con la parola del Signore ridetta a tavola, fra amici alla ricerca di autenticità, e con le parole della liturgia rielaborate con spessore poetico che faceva assaporare una spiritualità profonda lontana dalle inquietudini quotidiane e la passione dell’impegno nella vita a cui devi partecipare. Gustate e vedete, e poi: andate, vi aspettano. «Umano e divino non si possono dividere».
Chiudo con un’ultima citazione di don Balletto sulla sua idea di verità:

San Tomaso a noi che lo leggevamo da giovani insegna: «Ante omnia, bene dubitare». […] Ci mancherebbe non avere dubbi, sono i fanatici che non li hanno mai […] Credo che il torto piú grande che si possa fare al cristianesimo sia pensare che la verità cristiana sia un insieme di risposte. Assurdo: la verità cristiana è un insieme di domande! (Credere aiuta a vivere?, «Il gallo», marzo-aprile 2004).

Martina Isoleri, Don Antonio Balletto e la sua biblioteca, Edizioni del Delfino Moro, 2018, pp 64, 12,00€.