Progetti di presidenzialismo

di Carlo M. Ferraris

Con l’avvento delle destre al governo, ritorna di attualità la questione delle autonomie regionali, o autonomia differenziata, come previsto dall’art 116 della Costituzione. Su questo argomento ho scritto tre anni fa un articolo sul Gallo (Democrazia, alienazione, rappresentanza, marzo 2020, p 12), e a quello rimando per una trattazione piuttosto ampia. Alla questione delle autonomie, che tra gli effetti principali hanno quello di decentrare le competenze decisionali (e di potere) e di riscossione di tributi, tra i piú caratteristici punti programmatici del governo, oggi si affianca la modifica della Costituzione in senso presidenzialista.
Due proposte che non sembrano concettualmente conciliabili, avendo l’una l’obbiettivo di rafforzare il potere locale, l’altra il governo centrale.

Quale presidenzialismo?

Per forma presidenzialista delle procedure elettive si può intendere l’elezione diretta da parte di tutti gli elettori del titolare di una carica costituzionale di vertice, accompagnata necessariamente a una adeguata riformulazione delle sue competenze. In Italia, e anche in altri paesi se pure in forme non uguali, la Costituzione prevede due presidenti ai vertici dello Stato: il Presidente delle Repubblica e il Presidente del Consiglio dei Ministri.
Non sembra avere una logica prevedere l’elezione diretta di ambedue le cariche, perché si avrebbe un mandato politico per l’una e per l’altra, che potrebbe suscitare conflitti pur essendo diverse le competenze.

Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:

  • Elezione diretta del Presidente della Repubblica
  • Elezione diretta del Presidente del Consiglio
  • Considerazioni