Il volto amazzonico della Chiesa – 2

di Cesare Sottocorno

Papa Francesco, durante la sua visita a Maldonado, parlando ai rappresentanti dei popoli indigeni ha detto:

Credo che il problema essenziale sia come conciliare il diritto allo sviluppo, compreso quello sociale e culturale, con la tutela delle caratteristiche proprie degli indigeni e dei loro territori. […] In questo senso dovrebbe sempre prevalere il diritto al consenso previo e informato.

La protezione dei territori e delle popolazioni indigene deve diventare, ha aggiunto il papa, un impegno per la chiesa coerentemente con la visione di ecologia integrale indicata dall’enciclica Laudato si’ (2015) perché le comunità della foresta «sono memoria viva della missione che Dio ha affidato a tutti noi: avere cura della casa comune».

Conciliare diritti e rispetto della casa comune

Essi infatti hanno vissuto per secoli in comunione con la terra, con l’acqua, gli animali mettendo in pratica il buon vivere come progetto di armonia tra Dio, i popoli e la natura. I vescovi dell’America Latina hanno assunto l’impegno di proteggere questi territori e le genti che li abitano prendendo come guida i racconti biblici nei quali leggiamo che all’essere umano Dio ha affidato la creazione perché «la coltivasse e la custodisse».
La missione evangelizzatrice, come è affermato nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium (2013), è strettamente legata alla promozione della dignità e della libertà di tutti gli esseri umani cosí da «rendere presente nel mondo il regno di Dio». Compito della Chiesa è mettere in atto interventi che sappiano superare le disuguaglianze sociali favorendo la solidarietà tra le persone attraverso le opere di carità e di giustizia. In particolare, per i popoli dell’Amazzonia, è chiamata a condividere il loro dolore per le violenze subite collaborando alla guarigione delle loro ferite e mettendo in pratica la sua identità di «Chiesa samaritana».
La devastazione di questi territori ha messo in pericolo la vita di milioni di persone compromettendo in modo irre irreparabile l’habitat dei contadini e degli indigeni e compiendo quello che il Documento di Aparecida, conclusivo della Conferenza generale dell’episcopato latino-americano del 2007, ha definito «un attentato contro la biodiversità e, in definitiva, contro la vita».
Il processo di evangelizzazione nella regione amazzonica deve quindi andare di pari passo con la cura dell’ambiente naturale e delle sue popolazioni che devono essere riconosciute come autentici custodi e proprietari di questi territori e, al tempo stesso, richiede che, insieme a una conversione personale, si mettano in atto comportamenti sociali, programmi economici e atti legislativi per andare incontro a quei cambiamenti che il pianeta Terra e l’Amazzonia esigono.

Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:

  • Il grido delle genti della foresta
  • Pessime prospettive nella nuova politica

 

(2/2 – la prima parte sul quaderno di luglio/agosto)