La conversione del Signore

di Mauro Felizietti

Quando si parla di conversione, si intende quella dell’uomo nei confronti di Dio. Ma nella Bibbia esistono diverse tracce che accennano a Dio che cambia pensiero; due meritano di essere poste in rilievo. La prima si rifà alla narrazione del diluvio:

Il Signore si pentí di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. Il Signore disse: «Cancellerò dalla faccia della terra l’uomo che ho creato e, con l’uomo, anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito di averli fatti» (Gen 6, 6-7).

Come interpretare questo mutamento? Nel testo biblico vengono frequentemente utilizzati gli antropomorfismi, ossia atteggiamenti, emozioni e sentimenti tipicamente umani riferiti alla divinità, che sembrano in contrasto con l’idea di un Dio immutabile nei suoi progetti. In realtà, rivelano un Dio appassionato, che soffre, si addolora, totalmente diverso dal Dio impassibile dei filosofi o di certa teologia. Anche nei momenti di estrema corruzione, Dio, con il perdono, apre una nuova via per la fiducia che non gli muore mai in cuore: è questa la conversione di Dio.

La seconda traccia, presente nel libro del profeta Giona, descrive in modo mirabile due conversioni: quella degli abitanti di Ninive e quella di Dio, Ninive si converte a Dio e Dio si converte a Ninive: Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece» (3, 10).

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