Lele, mago di Genova

di Erminia Murchio

Per noi genovesi, Emanuele Luzzati è e resterà per sempre Lele, anche per chi non l’avesse mai incontrato, cosí familiare e quotidiana è la sua impronta lasciata nella città, da lui amatissima: nei cartelloni pubblicitari; nei costumi, bozzetti e scenografie delle circa cinquecento rappresentazioni teatrali di cui si è occupato (dagli albori del Piccolo Teatro di Genova, passando per il Teatro Stabile, successivamente, la creazione e collaborazione continuativa con il Teatro della Tosse e, infine, il Teatro dell’Opera Carlo Felice – citando solo le principali strutture genovesi); nelle innumerevoli illustrazioni per libri di favole e non solo (vedi Storia del Teatro che è pur esso una favola, anche se è storia vera e vissuta di una passione per le arti sceniche che l’hanno visto sodale del drammaturgo e regista teatrale Alessandro Fersen); nelle pitture, ceramiche, opere a tecnica mista, mezzari, arazzi, decorazioni per i transatlantici; nei bellissimi film di animazione (La gazza ladra, L’italiana in Algeri, su musiche di Rossini; i vari Pulcinella; La storia di Gerusalemme…). E, naturalmente, nei suoi libri, i suoi scritti.
Sono sicura di avere omesso qualcosa d’importante, cosí variegati sono stati i campi di azione di questo artista che ha sempre preferito considerarsi ed essere, fattivamente, anche artigiano. Non disdegnava di certo di sporcarsi le mani, e questo ha insegnato ai giovani: «Quello di scenografo è un mestiere, ricordatevelo! Bisogna anche sporcarsi le mani!». Vederlo in azione era già assistere a un piccolo miracolo, a una magia: quell’assemblaggio di materiali differenti e l’accostamento di colori apparentemente dissonanti, maestro del collage: carte, stoffe, pitture, fotografie, colle, legno, cartoni, fotocopie…

Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:

  • Si divertiva moltissimo
  • Il labirinto Luzzati
  • Il re dei fotografi
  • Che direbbe il mago con lo sguardo dolce?