Per una politica alternativa

di Giannino Piana

La crisi finanziaria del 2008 e l’epidemia da Covid-19 hanno messo in evidenza, in maniera incontrovertibile, la radicale negatività del sistema economico-sociale e politico tuttora vigente, facendone emergere i fallimenti e le contraddizioni. Dissesto ecologico crescente – si pensi soltanto alla gravità della questione del clima –, accentuarsi delle diseguaglianze – da quelle economiche e sociali a quelle di genere e di generazione – e aumento delle povertà vecchie e nuove anche nell’area dei Paesi sviluppati, tra i quali il nostro, con l’estensione a una parte non piccola del ceto medio, denunciano i limiti dell’odierno modello di sviluppo.

Il disagio diffuso

Ad avere il sopravvento è uno stato di disagio diffuso, che non riguarda soltanto la situazione sanitaria, ma si sposta sempre piú sul versante economico-sociale per l’aggravarsi della situazione e la crescente insofferenza soprattutto da parte delle categorie che hanno subíto gli effetti piú devastanti della pandemia. Non è difficile immaginare che il conflitto sociale si accentui ancora nei prossimi mesi con gravi conseguenze per la stabilità politica del Paese.
Di fronte a questo stato di cose, la tentazione che può emergere è ricuperare con rapidità il tempo perduto, ripristinando il sistema precedente e accentuandone il ritmo di crescita, con la tendenza a una massimizzazione della produttività e del profitto e l’assenza di attenzione ai problemi ecologici e sociali ricordati. Non è certo questa la soluzione da dare a uno stato di estrema complessità come l’attuale; occorre invece andare avanti ricercando alternative plausibili che sappiano tener conto dell’insieme dei fattori in gioco.
A rendere piú difficile il percorso di cambiamento è la considerazione che la democrazia – come molti politologi osservano – agisce oggi in condizioni di post-sovranità. La crisi dei partiti e il sempre minore peso dei sindacati, la scarsa partecipazione dal basso e la dequalificazione della rappresentanza, nonché i limiti sempre maggiori degli Stati-nazione, divenuti impotenti di fronte a fenomeni che scavalcano ampiamente le loro frontiere, sono altrettanti indici dell’indebolimento complessivo della politica che soffre (e soffrirà ancor piú in futuro se non si rinnova) di una perdita di potere a vantaggio di altri poteri forti, in primis quello dell’economia.

Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:

  • Una maggiore presenza dello Stato
  • Pubblico e privato
  • Coinvolgimento dei cittadini
  • Una coscienza etica matura