Quasi una confessione – 1

di Mirio Soso

Sono passati anni da quando sulle pagine de Il gallo raccontavo la vita della mia fabbrica e del senso del mio vissuto. Oggi, arrivato ai 90, mi resta solo un po’ di tempo per un riscontro attraverso una semplice domanda su me stesso: mi professo cristiano, ma lo sono stato e lo sono davvero?

Comincio dal principio

I primi passi con la religione sono ingiudicabili in quanto fanciullo quieto, timido, obbediente e quindi credente. Crescendo la mia religiosità diventava maggiormente consapevole sebbene alcuni aspetti, soprattutto legati alle pene dell’inferno, fossero pesanti da accettare. A farmi crescere come adulto erano le ristrettezze economiche e le rinunce legate al mio stato. In paese sapevano in molti che papà era da tempo lontano da casa, emigrato in Africa per lavoro.
Oltre a questo pesava un sottile e inespresso isolamento sociale. Un giorno, fortuna volle che incontrassi lo scautismo e assieme a esso ragazzi svegli, di famiglie di classe sociale maggiore della mia.
I rapporti famigliari con il clero? Saltuari: messa anche tutte le mattine, cortesi, ma formali. Discorso differente era con il convento dei gesuiti.
Dicevo prima che gli scout mi avevano accettato, ma non tutto l’ambiente era cosí. Due esempi per capire.
Io ammalato, mia madre chiama il medico che si mostra gentile fino a quando viene chiesta la parcella e mia madre presenta il libretto di povertà alla vista del quale il rapporto si raffredda immediatamente. Dopo che il medico se ne è andato, mia madre avvilita strappa il libretto in mille pezzi.
Fra gli scout c’è Bepi che mi fa subito aiutante con i suoi Lupetti e andiamo d’amore d’accordo su molte cose. Un giorno mi fa un nome: don Primo Mazzolari, prete amico di suoi amici. Questi pubblicano i libri di don Primo con la casa editrice La Locusta. Mi incuriosiscono moltissimo le strane affermazioni da parte di questo prete che dice: «Preferisco la mia povera gente che, durate le funzioni, si alza e si siede o si inginocchia come vuole e quando può, e quando parlo si addormenta».
Di qui nasce un legame profondo con Bepi e una storia nuova per me.

Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:

  • Operaio, chi sei?
  • Pivellino bigotto
  • Fra prepotenze, lotte, riscatti