Samaritanus bonus. Vivere e morire

di Carlo M. Ferraris

Il 22 settembre 2020 è stata pubblicata la lettera Samaritanus bonus della Congregazione per la Dottrina della Fede, sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita, approvata, ma non firmata dal papa.
É una lettera rivolta a tutti coloro che hanno rapporti di cura, di parentela o di amicizia con persone che si trovano in stato di malessere fisico o di grave malattia, spesso in fase terminale: queste persone non sembrano destinatarie della lettera, se non indirettamente, in quanto in piú punti si esprimono pareri e giudizi di carattere morale e teologico sulla vita e l’atteggiamento da assumere nei confronti di essa.
Ma il samaritano del testo di Luca (10, 25-37) è un personaggio che, al di fuori dei suoi doveri e dei confini della sua religione, «vede con il cuore» e si prende cura di un lontano. Dunque un invito a far prevalere l’umanità sulla dottrina. Qui, definito buono, termine attribuito dalla tradizione, ma assente nel testo evangelico, è chi si prende cura, con generosità e impegno, ma nell’ossequio di precisi principi dottrinali.
La lettera si svolge in cinque capitoli:
1. Prendersi cura del prossimo.
2. L’esperienza vivente del Cristo sofferente e l’annuncio della speranza.
3. Il «cuore che vede» del Samaritano: la vita umana è un dono sacro e inviolabile.
4. Gli ostacoli culturali che oscurano il valore sacro di ogni vita umana.
5. L’insegnamento del Magistero (il divieto di eutanasia e suicidio assistito, l’obbligo morale di escludere l’accanimento terapeutico, le cure di base e il dovere di alimentazione e idratazione, le cure palliative).

Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:

  • Nessuna novità dottrinale
  • Etiche divergenti
  • Esiste un terreno comune?