Saper scendere da cavallo

di Carlo Galanti e Silviano Fiorato

Aprendo a caso un vecchio numero del nostro mensile Il Gallo, del 1950, troviamo alcune righe di don Primo Mazzolari, nelle quali proviamo a specchiarci dopo un lungo percorso, durato sessantotto anni.


In venti secoli – scriveva don Primo – credendo di fargli onore, abbiamo ammucchiato troppe cose attorno a Cristo […] che messe insieme da noi con affanno gli fanno piuttosto d’ingombro […] Lo presentiamo infagottato alla gente, irriconoscibile.


Parole profetiche, che oggi sono confermate dalle conseguenze che possiamo puntualmente verificare.
Purtroppo questo infagottamento è iniziato da piú di mille anni, sostenuto, o addirittura provocato, dalla stessa gerarchia della Chiesa cattolica, che sta conducendo a un progressivo svuotamento delle chiese e dei seminari. Fortunatamente papa Francesco è ben consapevole della situazione, ma non è certo facile riparare gli errori di un lungo passato. Il messaggio cristiano è stato spesso ridotto (e addirittura insegnato) a schematiche regole catechistiche, che a volte hanno sfiorato il ridicolo nelle loro esemplificazioni: ce lo testimoniano le parole di don Milani, scritte a metà ’900:


l’abisso di ignoranza religiosa degli adulti del nostro popolo prova che il catechismo che ricevono i ragazzi non lascia alcuna traccia di sé al di là dell’età infantile (cfr Il gallo, novembre 2017, Cesare Sottocorno, “Esperienze pastorali”).

 

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