Sono ancora capace di essere felice?

di Manuela Poggiato

Nonostante i suoi trent’anni, Bertha Young viveva ancora momenti come questo, in cui aveva voglia di correre invece di camminare, di eseguire passi di danza su e giú per il marciapiede, giocare al cerchio, lanciare in aria qualcosa e poi riaf ferrarla, oppure starsene lí, ferma, a ridere, a ridere di nulla, proprio di nulla. Che cosa ci volete fare se avete trent’anni e, voltando l’angolo della strada, vi sentite sopraffatti, all’improvviso, da un senso di felicità, di assoluta felicità, come se aveste d’un tratto inghiottito un pezzo lucente di quel tardo sole pomeridiano che vi bruciasse dentro, spandendo una pioggerellina di scintille in ogni intima fibra, in ogni dito delle mani e dei piedi? (Katherine Mansfield, Felicità 1920).

È questa la felicità? Da bambina l’ho provata, ne sono certa, correndo nel cortile della scuola, estate, caldo, vestitino al vento e sandali con gli occhi: ardere di inconsapevolezza, fra l’erba, le zinnie colorate piú alte di me, la mente libera. Ecco: è questa la differenza con adesso. Niente pensieri, che tanto ci sono i grandi che ci pensano, se mai qualche problema a scuola, tornare a casa e dover dire di quel quattro in matematica a tua madre, ma appena appena un po’ di non felicità perché appena detto, basta, si poteva essere felici come prima. Adesso la testa mai libera, il lavoro, pensieri, sempre cose da fare una dopo l’altra, appena ne finisce una eccone subito un’altra, stanchezza mentale, ma anche fisica. Non basta certo trascorrere tutti gli anni dieci giorni alle Azzorre, nel silenzio, nel mare, nella fiducia reciproca e metterci un mese per riprendersi una volta rientrati a casa. E ci si mette anche il tempo: vento, pioggia, fiumi, la Liguria che si sfascia, frane, mille alberi divelti… La popolazione che non cresce, non ci riproduciamo piú, da qualche mese il covid19 ci toglie serenità e un po’ di libertà e non sappiamo se e quando finirà. Non si cresce e se non si cresce, in tutti i sensi, non si sta fermi ma si torna indietro. Magari è un messaggio da cogliere. È accaduto a tanti altri popoli, Egiziani, Babilonesi, Greci, una volta erano la culla della civiltà.

Dentro di lei però c’era ancora quell’ardente punto luminoso e quella pioggerellina di scintille che ne scaturiva… Davvero, davvero: aveva tutto… E ancora nel fondo della sua mente, c’era l’albero di pere. Ora sarebbe stato d’argento, nel chiaro di luna (Katherine Mansfield, Felicità 1920)

Ogni tanto mi chiedo se sono ancora capace di essere felice.