Una pericolosa alleanza

di Silviano Fiorato

Speriamo si tratti di un allarme esagerato, ma tutto fa pensare che una piccola parte della gerarchia della chiesa cattolica, notoriamente schierata contro papa Francesco per le sue iniziative di rinnovamento, stia costruendo una ragnatela collegata ad ambienti politici reazionari per cercarne l’appoggio.
L’arcivescovo Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico negli Stati Uniti, invitato a dimettersi dalla sua carica per aver coperto gli abusi sessuali dell’arcivescovo di New York cardinale Theodore Mc Carrick, è un capofila di questo movimento, ed è arrivato al punto di chiedere le dimissioni del Papa. La Società Europea per la ricerca teologica ha reagito scrivendo una lettera aperta indirizzata al Papa, dove si esprime il pieno consenso «alle sue iniziative pastorali e alla loro fondatezza teologica»; e lo invita a proseguire nel suo cammino, «teologicamente ineccepibile».
Anche il cardinale Leo Burke fa parte del gruppo degli oppositori alla linea di papa Francesco; è noto che questo cardinale è simpatizzante del vicepresidente del governo italiano Matteo Salvini, e lo incoraggia a proseguire la sua strada di limitare l’accoglienza dei migranti, «se vengono solo per stare meglio». Salvini, da parte sua, ostenta a mani alzate il vangelo e un rosario davanti alla folla plaudente; e, in altra occasione, sbandiera l’immagine della Madonna di Medjugorje.
A conferma di questa reciproca simpatia c’è stata la nomina di Lorenzo Fontana al nuovo Ministero della Famiglia, che esprime concetti di retroguardia circa i diritti civili, specie per il divorzio e l’aborto. Ha fatto notizia la sua quotidiana frequentazione della chiesa romana della Santissima Trinità dei Pellegrini, la cui guida spirituale è don Vilmar Pavesi, membro di una Fraternità sacerdotale fondata dal vescovo Lefebre; dopo la sua scomunica da parte di Giovanni Paolo II, questa congregazione era stata riammessa da Benedetto XVI, per cui attualmente continua a celebrare la messa in latino con il rito tridentino. Il ministro Fontana la frequenta volentieri ed è diventato amico di don Pavesi; ed è anche amico del fondatore di un Movimento del Sacro Romano Impero, vicino alla Lega veneta.
Don Pavesi viveva a Verona fino al 2011, quando il vescovo della città aveva deciso di allontanarlo per il suo protagonismo politico nella Lega, tanto prorompente da infastidire persino il sindaco della città Flavio Tosi, leghista dissidente. A Roma don Pavesi ospita spesso il cardinale Leo Burke, fondatore dei Guerrieri del Rosario, un gruppo di rigida opposizione al Papa; lo stesso Burke gode della fiducia del ministro Fontana, che ha dichiarato di preferirlo a papa Francesco.
Questo preoccupante panorama è stato ampiamente descritto nello scorso settembre dal direttore dell’Espresso Marco Damilano, che esprime implicitamente il timore di una alleanza pericolosa per le sue conseguenze politiche e religiose.
L’orizzonte politico internazionale, sempre piú offuscato dal populismo destrorso che conquista l’assenso di maggioranze succubi di ingannevoli prospettive, addensa le sue nuvole sul nostro futuro; e questa situazione sembra trovi consenso in una mentalità religiosa regressiva.
È allora lecito chiederci se non siano in atto i prodromi di una restaurazione fondamentalista che tende da un lato a ricuperare l’ingerenza della chiesa nel potere politico, e dall’altro l’uso della religione per rafforzare i movimenti politici reazionari.
La storia europea è purtroppo piena di questa alleanza tra il potere ecclesiastico e i sovrani e gli imperatori di turno: una vera e propria negazione del messaggio evangelico.
Possiamo solo sperare che il vento dello Spirito riesca a penetrare nella coscienza di chi si dichiara cristiano e con tale presunta egida ostenta le sue personali iniziative; e che il peccato contro lo Spirito, l’unico senza possibile perdono perché volto contro il progresso dell’umanità, non sia commesso proprio da alcune autorità della chiesa.