Una voce dal Venezuela

di Salvatore Vento

Ringraziamo l’amico Salvatore Vento, sociologo ben noto a Genova, e conoscitore del Venezuela, che visita spesso, per questa testimonianza ricca di informazioni e di osservazioni dall’interno. Anche se non vediamo prospettive ragionevoli, vogliamo dire la speranza che un paese ricco riesca a restituire ai suoi cittadini una vita dignitosa.

Le note che seguono sono il frutto di esperienze vissute direttamente in Venezuela, compreso l’ultimo recente viaggio a Cucuta (Colombia) e San Cristobal (Venezuela), luoghi di frontiera.

Una visione sconfortante

Il primo impatto, questo della frontiera, è davvero drammatico, per capirlo occorre ricostruire le ultime vicende: nell’agosto 2015 la frontiera è stata chiusa, poi riaperta soltanto al passaggio a piedi e non in macchina. Tutti i giorni continui flussi di massa di persone, attraverso il Ponte internazionale Simón Bolívar1, si riversavano in Colombia per fare acquisti di ogni tipo (dai generi alimentari alle medicine) o per emigrare definitivamente. Questo ponte era considerato un simbolo dell’apertura democratica e della fratellanza tra i due popoli. Un sogno subito infranto e oggi, dopo il rifiuto, da parte di Maduro, degli aiuti umanitari e dell’incendio di camion che trasportavano medicinali, il ponte è stato nuovamente chiuso. Il Venezuela era un grande e ricco paese: 912.050 km quadrati di superficie (tre volte l’Italia) e circa 32 milioni di abitanti (poco piú di metà degli italiani). Le riserve petrolifere ammontano a 300 mila milioni di barili, al primo posto nel mondo, superiore addirittura all’Arabia Saudita. Anche le riserve del gas sono ingenti. Abbondano i terreni fertili per l’agricoltura e per la pastorizia e paesaggi incantevoli per l’attrazione turistica. Eppure oggi soffre la fame e i suoi abitanti piú attivi sono costretti, per la prima volta nella storia del paese, a emigrare. Difficile calcolarne il numero (le cifre oscillano dai 3 ai 4 milioni negli ultimi anni, di cui circa un milione in Colombia, e oltre 500 mila in Perú). In Venezuela prospera la criminalità ed è considerato il paese piú pericoloso del mondo: nel 2017 oltre 26 mila persone uccise da delitti comuni. Secondo Jaime Villaroel, Vescovo della città di Carupano – i cattolici in Venezuela sono 25milioni –, siamo di fronte a «un campo di concentramento dove si stanno sterminando gli stessi venezuelani».
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1 Simón Bolívar (1783-1830), presidente del Venezuela e di altri stati latinoamericani, noto come el libertador, è considerato l’eroe a cui è dovuta la liberazione di molti paesi dalla Spagna e ancora oggi gode di grande popolarità.

 

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  • Salario minimo 7 dollari
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