Vale la pena di essere preti

di Domenico Cambareri

Con questi appunti per un ministero profondo – il lettore si tranquillizzi – intendiamo riferirci al ministero presbiterale e non vogliamo rifarci a nessuna psicologia à la page o simili. Siamo debitori dell’espressione ministero profondo al teologo e scrittore francese, ben noto ai lettori del Gallo, Jean Pierre Jossua che ce ne faceva dono durante una conversazione avvenuta anni fa nel convento domenicano di Saint Jaques a Parigi.

Duc in altum!

Il pensiero corre a Luca 5, 1-11, dove si racconta la pesca miracolosa e viene pronunciato da Gesú il celebre «duc in altum»! Constatato il fallimento di una notte di lavoro, i pescatori, rassegnati, smobilitano. Gesú interviene e, a Pietro e agli altri, rilancia questa sfida illogica: andare nel profondo del lago di Galilea in pieno giorno e riprovare. È da sperarsi che la lettura dei precedenti capitoli non abbia indotto la medesima sensazione di smarrimento con conseguente desiderio di rinuncia. Se cosí fosse, su tutti, sarebbe attuale la sfida del Signore. C’è da salpare verso un ministero profondo perché, come allora, ci sono folle che abbisognano della parola buona della Vita e perciò non ci è consentita la smobilitazione.
«Duc in altum», rischiare la profondità, rimanda all’idea di qualcosa di permanente perché penetrato nell’intimo della persona. L’ordinazione presbiterale questo dovrebbe compiere, tant’è che la teologia parla di carattere per dare conto di una sorta di consegna radicale alla missione della chiesa. Permanenza e radicalità; parole che possono prestarsi a suggestive meditazioni nel tentare un bilancio consuntivo. La fecondità suppone la profondità, la medesima cosa per il ministero. Prendere il largo vuol dire lasciar andare tutto quello che non serve per questa navigazione. Da quante cose è opportuno separarsi per ottenere il dono di un ministero efficace secondo le categorie del vangelo?
Il presbitero si colloca nella profondità della chiesa, prossimo al Pane, alla Parola e ai Poveri, lontano dalla mondanità e dal gossip ecclesiastico con tutte le sue tifoserie e manovre di potere. Un’altra profondità gli è richiesta: collocarsi nel cuore dell’humanum, tra l’umanità sofferente e sperante a immagine del suo Maestro.

Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:

  • Sofferenza tra i presbiteri
  • Liberarsi dalla sindrome del figlio maggiore
  • Vivere e portare felicità